Così scrive Antonio Polito nel fondo di oggi sul “Corriere”: “In tutto l’Occidente sono i partiti i luoghi della selezione del ceto di governo, l’arena in cui studiano, fanno pratica, competono per il consenso, affinano idee, incontrano competenze, costruiscono un programma, imparano a non essere soli e a rispondere a una comunità, che li controlla e li vaglia a lungo prima di affidarsi a loro. Questi partiti in Italia non ci sono più. Il nostro Paese è una federazione di uomini soli al comando.”
Difficile dargli torto. Aggiungiamo pure che alcuni partiti, a tutti i livelli, dal nazionale al locale, sono dei taxi per uomini soli per raggiungere le cariche ambite. E, ovviamente, un partito che a livello nazionale è un comitato elettorale ad personam lo sarà anche a livello locale, con ciò che inevitabilmente ne consegue: familismo, verticismo, conformismo, cricca, mancanza di dialogo e di idee. Tutto ruota intorno al capo: lui decide e il partito si adegua.
Non dovrebbe essere il contrario?